Credito Cooperativo e terzo settore: una relazione da coltivare

Sono molti i fattori che accomunano il cammino di terzo settore e Credito Cooperativo in Italia.
Le organizzazioni nonprofit, dal 1991 in poi, hanno vissuto un profondo ciclo di inquadramento normativo, promozione istituzionale,  riconoscimento politico e sociale che ha implicato una crescita tumultuosa, nei numeri e nella stessa capacità operativa. Il Credito Cooperativo, in virtù del Testo unico bancario del 1992 - che più in generale ha trasformato l’industria bancaria italiana da pubblica a privata - ha trovato una nuova, piena, operatività, nel vincolo di una rinnovata mutualità. Che gli ha consentito di crescere e svilupparsi a livelli prima difficilmente prevedibili. 


Le BCC così sono diventate il principale partner bancario (anche) del mondo non profit, con una quota di mercato attorno al 15% negli impieghi (2010). Nonostante la crescita della concorrenza: negli ultimi anni, infatti, sono nate banche “dal” terzo settore (Banca popolare etica), “per” il terzo settore (Banca prossima, del gruppo Intesa SanPaolo), divisioni di banche dedicate “al” terzo settore (Unicredit e UBI). E nonostante la crescita generale dell’offerta bancaria: secondo un’indagine ABI del 2009, le banche italiane hanno sviluppato prodotti e servizi specificamente rivolti al terzo settore per il risparmio (9% delle banche), per il credito (6,6%), per i servizi di pagamento (4,9%). 

Ciò non toglie che si possa e si debba fare di più. Da un punto di vista regolamentare – come da tempo richiede Federcasse – occorre convincere Banca d’Italia a rimuovere la penalizzazione oggi prevista dalle Istruzioni di vigilanza nei confronti delle istituzioni nonprofit (coefficiente di ponderazione al 100% contro il 75% del retail). Da un punto di vista più “di mercato”, occorre accrescere e raffinare l’offerta di prodotti alle organizzazioni non profit, individuando e riconoscendo le specificità di questo segmento di clientela:

- offerta di credito, articolata in funzione delle diverse esigenze (anticipazione contributi pubblici, investimenti in asset intangibili, anticipazione entrate da fund-raising, ecc.);

- offerta di servizi di pagamento con particolare riferimento alle attività di raccolta fondi;

- offerta di servizi finanziari per l’accesso a formule ibride di finanziamento-donazione, come nel caso dei mai decollati titoli di solidarietà ex dl. 460/1997;

- convenzionamento per l’offerta di particolari prodotti di credito o di investimento rivolti alle basi associative o di donatori delle organizzazioni nonprofit;

- attività di partnership su progetti a scopo sociale, con particolare riferimento a quelli per la promozione dell’inclusione finanziaria: microcredito, servizi bancari di base, educazione finanziaria ecc.

Sono ambiti rispetto ai quali il Credito Cooperativo può fare molto, in termini tanto d’innovazione di prodotto, quanto di processo. E sui quali si può lavorare proficuamente insieme allo stesso terzo settore, ravvivando quella partnership naturale che già i numeri testimoniano.


di Alessandro Messina
per Credito Cooperativo, dicembre 2011